Che
cos'è il Rab? torna su
E’ un Consiglio Consultivo della comunità locale (
Residential Advisory Board –
R.A.B. ) cioè una forma organizzata di consultazione che
permette ai cittadini
residenti di discutere con le imprese in merito agli argomenti che
possono loro
interessare in quanto “vicini” ad impianti che
possono generare Impatti
Ambientali o situazioni di rischio.
Il Rab di Imola è un organismo eletto dai cittadini di Imola
con lo scopo di
facilitare l’informazione e la comunicazione tra i cittadini,
l’Amministrazione
Comunale e il Gruppo Hera in merito agli impatti
sull’Ambiente, sulla Salute e
sulla qualità della vita derivanti dalla costruzione, dalla
attività e dalla
gestione dell’impianto di Cogenerazione di via Casalegno.
Da
dove
nasce il Rab di Imola?torna su
Il
RAB è praticamente nato dal precedente “ Tavolo
Tecnico”. Il “Tavolo
Tecnico” era composto da cittadini provenienti dalla
esperienza dei Forum e dei
Comitati che, insieme ai tecnici di Hera e ARPA, hanno svolto un
positivo
lavoro di miglioramento del progetto della Centrale di Cogenerazione,
proponendo soluzioni atte a ridurne l’impatto
ambientale.
Da
chi è composto il Rab? torna su
Il
RAB è composto
da due commissioni: La commissione dei Cittadini di 9 persone
così costituita:
1 persona nominata dal Forum Zona Industriale scelta tra i consiglieri
del
Forum.
1 persona nominata dal Forum Zolino scelta tra i consiglieri
del Forum.
1 persona nominata dal Comitato Cittadini Per la Salute.
6 persone elette dai Cittadini attraverso apposite elezioni a
cui possono
partecipare tutti i residenti del territorio Imolese che
abbiano compiuto
i sedici anni
La
commissionedell’Azienda Hera così costituita:
2 persone rappresentanti della direzione aziendale di Hera Imola-Faenza.
1 persona Responsabile del servizio Qualità Sicurezza
Ambiente di Hera
Imola-Faenza.
Come
è
organizzato il Rab? torna su
Il
RAB è un organismo autonomo ed indipendente che ha la
possibilità di
autoregolamentarsi.
Raccoglie le istanze di informazione, comunicazione, chiarimento e
approfondimento presentate da cittadini, associazioni e comitati;
individua gli
argomenti da approfondire per acquisire informazioni circa
l’impatto
dell'impianto e delle attività e discutere le opportune
misure preventive e
correttive da assumere; tratta e discute dati, informazioni, conoscenze
tecniche e scientifiche attraverso l’ascolto dei diversi
punti di vista e
tramite l’apporto delle autorità competenti e di
esperti esterni.
Il
Rab di Imola,
per poter approfondire meglio le varie questioni e rendere
più efficace il
lavoro dell’organismo, ha deciso di dividersi in tre gruppi
di lavoro
pianificando la loro azione: tecnico, ambientale, sulla comunicazione.
Il
gruppo di
lavoro tecnico è composto da Stefano
Pelliconi, Claudio Righini, Massimo Cavina,
Giorgio Bettini, Alessandro Zanarini. Coordinatore:
Alessandro Zanarini.
Il programma del gruppo prevede quattro punti:Sorveglianza e
verifica,
attraverso l’analisi e l’elenco di tutte le
prescrizioni legate alla
costruzione e all’esercizio dell’impianto, per
verificarne la puntuale ottemperanza
da parte di Hera; Monitoraggio dello sviluppo del
Teleriscaldamento; Analisi
dell’iter autorizzativi e realizzativi
delle opere di interconnessione della centrale anche promosse da
soggetti
diversi da Hera, come ad esempio nel caso del metanodotto della
Snam; Approfondimenti
tecnici al fine di fornire elementi utili di conoscenza per
il Rab e dare
risposte ai cittadini.
Il
gruppo di
lavoro sulle tematiche ambientali/sanitarie è
composto da Tonino Mimmi,
Roberto Merli, Roberta De Carli, Vittorio Gamberini, Alessandro
Zanarini.
Coordinatore: Vittorio Gamberini.
L’obiettivo del gruppo è quello di fornire un
quadro il più possibile
esauriente della qualità dell’aria nel
territorio imolese, analizzando
tutte le fonti che contribuiscono all’inquinamento e
prendendo in
considerazione le possibili azioni per il suo
contenimento/miglioramento
complessivo. In una prima fase si procederà quindi alla
raccolta di tutti i
documenti utili a fornire le informazioni necessarie, con particolare
riferimento agli studi effettuati da Arpa ed Asl.
Il
gruppo di
lavoro sulla comunicazione è composto da Alberto
Zaniboni, Silvano
Geminiani, Elena Marchetti. Coordinatore: Alberto
Zaniboni. L’obiettivo dei componenti è
realizzare una comunicazione
sull’attività del Rab il più possibile diffusa,
dotandosi di strumenti di diversa natura:
sito web, giornalino, incontri pubblici, comunicati
stampa. In particolare nel sito web troveranno spazio tutti i
documenti a
disposizione del Rab, la pianificazione temporale dei lavori di
realizzazione
dell’impianto e una serie di domande e risposte che
semplifichino ai cittadini
e a tutte le persone interessate l’approccio a questioni
tecniche che spesso
risultano complesse.
Per quanto
tempo rimane in carica il
Rab? torna su
I componenti eletti del RAB rimangono in carica per tre anni, al
termine del
mandato ci saranno nuove elezioni, i cittadini con il loro
voto potranno
scegliere i candidati che faranno parte del RAB per i
successivi tre
anni.
I componenti elettivi del RAB sono rieleggibili per non più
di due mandati
consecutivi.
Come
è
regolamentato l'accesso al cantiere della centrale di cogenerazione in
via
Casalegno? torna su
Per seguire
i lavori
della costruzione del nuovo impianto sono state definite
all’interno del
Rab le modalità di accesso al cantiere di via Casalegno. Non
c’è un numero
predefinito di visite, ma, sulla base del calendario generale dei
lavori i
componenti del Rab le effettueranno ogni qualvolta inizi una fase nuova
del
cantiere. Ciò garantirà la massima
trasparenza nei confronti dei cittadini
lungo tutto l’iter dei lavori. I componenti hanno
libero accesso all’area,
con un preavviso sufficiente ad organizzare la visita e predisporre un
accompagnatore di Hera, facendo salve eventuali esigenze legate al
funzionamento del cantiere. Una volta ultimati
i lavori delle opere
murarie, l’accesso all’impianto in costruzione,
nonché in successivo
funzionamento, sarà meno vincolato e regolato da nuovi
accordi da definire in
funzione delle mutate norme di sicurezza. I componenti che si recano in
visita
devono poi redigere un resoconto da illustrare agli altri componenti
del Rab
che verranno così informati
sull’attività svolta e su tutto il materiale
acquisito.
Che
cos’è la centrale? torna su
L’impianto
in
costruzione è una centrale di cogenerazione a ciclo
combinato da 80 Mega Watt
ad alto rendimento, per la produzione di energia elettrica e termica.
Cos’è la
cogenerazione? torna su
Col
termine cogenerazione
si indica la produzione combinata in un unico processo di energia
elettrica ed
energia termica. Si tratta, in sostanza, di un sistema nel quale a
partire da
un combustibile (il metano, nel caso della centrale di Imola) si
produce
energia elettrica e il calore derivante da tale processo invece di
essere
sprecato, come nella produzione tradizionale di elettricità,
viene riutilizzato
per uso industriale o condizionamento ambientale (riscaldamento,
raffreddamento).
La produzione combinata può incrementare
l’efficienza di utilizzo del
combustibile fossile fino ad oltre l’80%; a ciò
corrispondono minori costi e
minori emissioni di inquinanti e di gas ad effetto serra, rispetto alla
produzione separata di elettricità e di calore.
(tratto da www.wikipedia.org,
www.governo.it,
www.rinnovabili.it)
Che cosa sono le centraline di
monitoraggio della qualità dell’aria? torna su
La
pronuncia di compatibilità ambientale (emessa dal Ministero
dell’Ambiente e
della tutela del territorio, con il Decreto 142 del 15/2/2006)
prescrive la
predisposizione di un piano di monitoraggio della qualità
dell’aria, con
l’aggiunta alla rete già esistente a Imola di due
ulteriori stazioni che
dovranno entrare in funzione prima dell’avvio dei
lavori. In accordo
con il Comune di Imola, Arpa e il Nucleo tecnico per la valutazione
dell’inquinamento
atmosferico provinciale, le due centraline sono state acquistate da
Hera e
posizionate in via Carpe e in Piazza Romagna. Le centraline sono
entrate in
funzione nel mese di maggio 2007 e la loro gestione è
affidata ad Arpa che
effettua il monitoraggio quotidiano dei dati relativi a NOx, CO e PM10,
PM 2,5,
CH4 – NMHC, CO2.
I dati delle centraline sono aggiornati quotidianamnete sul sito del
Comune di Imola alla pagina http://temi.comune.imola.bo.it/ambiente/centralineArpa/index.cfm
Quanta acqua
consumerà la centrale
di cogenerazione di Imola? torna su
L’Autorizzazione
Integrata Ambientale impone un limite ai
consumi idrici sia per gli anni transitori (2009-2012) sia per
l’anno a regime
(2013) ed indica un consumo massimo per il periodo estivo al fine di
limitare
l’emissione delle torri evaporative (vedi tabella seguente).
Anno
|
Metri cubi
annui autorizzati
|
Metri cubi
annui autorizzati periodo maggio-settembre
|
2009
|
390.000
|
183.300
|
2010
|
350.000
|
164.500
|
2011
|
300.000
|
141.000
|
2012
|
280.000
|
131.600
|
2013
|
255.000
|
119.850
|
Il
consumo annuo della nuova centrale è in parte
controbilanciato dalla riduzione del consumo di acqua derivante dalla
chiusura
della centrale di Montericco, attualmente pari a 233.000 metri
cubi
all’anno. La potenza termica da dissipare nelle torri ibride
subirà una
riduzione durante il transitorio, così come il consumo
idrico conseguente,
grazie all’estendersi della rete di
Teleriscaldamento/raffreddamento che
distribuirà ai cittadini l’energia recuperata,
invece di disperderla
direttamente nell’ambiente.
Va tenuto in considerazione il fatto
che si fa utilizzo di
acqua dell’acquedotto industriale, qualitativamente meno
pregiata dell’acqua
utilizzata dalla centrale Montericco, che proviene invece
dall’acquedotto
potabile cittadino.
In merito alla possibilità di ridurre il consumo di acqua
con l’utilizzo di differenti tecnologie, va segnalato che
rispetto al progetto
iniziale, la scelta progettuale finale di una torre ibrida secco/umido
ha
permesso una riduzione del consumo di acqua.
L’analisi delle migliori tecniche disponibili, effettuata
anche dalla Provincia nell’AIA, evidenzia le seguenti
differenze di impatto dei
diversi sistemi di raffreddamento:
|
Energia
|
Acqua
|
Torre umida
|
Rilevante
|
Rilevante
|
Torre ibrida
|
Rilevante
|
Basso
|
Torre a secco
|
Molto Rilevante
|
Irrilevante
|
Ulteriore
elemento di differenza tra le scelte
impiantistiche è rappresentato dal rumore, più
elevato nei sistemi di raffreddamento
a secco.
Le differenze in termini di energia utilizzata ed acqua
consumata si possono indicativamente riassumere nella seguente tabella:
|
Energia
|
Acqua
|
Torre umida
|
7.000 MWh/anno
|
800.000 mc
|
Torre ibrida
|
7.500 MWh/anno
|
390/255.000 mc
|
Torre a secco
|
15.000 MWh/anno
|
30.000 mc
(comunque
necessari al reintegro dell’acqua nel circuito di
raffreddamento)
|
Nel caso della
centrale di Imola la scelta impiantistica è
stata orientata sull’ottimizzazione energetica con un
conseguente maggior
consumo di acqua. Tale scelta sarà monitorata attraverso la
verifica di un
parametro in grado di rappresentare l’efficienza energetica
del sistema di
raffreddamento, tale parametro, inserito nell’AIA, mette in
relazione il
consumo di acqua con l’energia dissipata al fine di
confrontarlo con il dato
indicato in letteratura per le migliori tecniche disponibili.
Che
cosa sono? torna su
NO2/NOx
Gli
ossidi
di azoto (nome comune per monossido –NO– e biossido
–NO2- di azoto) sono
sostanze che in aria si trasformano continuamente l’una
nell’altra e vengono
misurate come ossidi di azoto complessivi. L’ossido di azoto
è emesso da
qualunque processo di combustione ed è particolarmente
difficile abbatterlo
negli impianti piccoli, cioè nei motori delle automobili e
negli impianti di
riscaldamento residenziali, mentre è relativamente
più facile adottare efficaci
sistemi di abbattimento nei grandi impianti. Infatti, mentre nelle
attività
produttive si è osservata negli anni una consistente
riduzione di emissioni,
altrettanto non si è verificato per le auto e per il
riscaldamento,
indipendentemente dal combustibile. Ciò significa che il
contributo percentuale
della mobilità e degli impianti di riscaldamento alle
emissioni complessive è
salito fino al 70% circa nel territorio provinciale. Gli ossidi di
azoto hanno
elevate capacità reattive e contribuiscono attivamente alla
formazione di
inquinanti secondari.
(tratto da
“Tutta l’aria del 2006”
Provincia e Comune di Bologna - 2007)
Che
cosa sono? torna su
CO/CO2
Il
carbonio, che costituisce lo 0,08% della crosta terrestre, si trova in
natura
sia allo stato elementare sia allo stato combinato negli idrocarburi,
nel
calcare, nella dolomite, nei carboni fossili, ecc… Il
carbonio è in grado di
legarsi chimicamente con l’ossigeno formando due composti
(ossidi): il
monossido di carbonio (CO) ed il biossido di carbonio (CO2). Il
monossido di
carbonio è l’inquinante gassoso più
abbondante in atmosfera, l’unico per il
quale l’unità di misura delle concentrazioni
è il milligrammo al metro cubo
(mg/m3). E’ un gas inodore e incolore e viene generato
durante la combustione
di materiali organici quando la quantità di ossigeno a
disposizione è
insufficiente.
La
principale sorgente di CO è rappresentata dal traffico
veicolare (circa l’80%
delle emissioni a livello mondiale), in particolare dai gas di scarico
dei
veicoli a benzina. La concentrazione di CO emessa dagli scarichi dei
veicoli è
strettamente connessa alle condizioni di funzionamento del motore; si
registrano concentrazioni più elevate con motore al minimo
ed in fase di
decelerazione, condizioni tipiche di traffico urbano intenso e
rallentato.
(tratto da
“Tutta l’aria del 2006”
Provincia e Comune di Bologna - 2007)
Che cosa sono? torna su
PM10
L’attenzione
verso l’inquinante PM10 (diametro inferiore ai 10 micron)
è cominciata verso la
fine degli anni ’90, quando si è cominciato a
distinguere tra diversi tipi di
articolato: grossolano (polvere visibile con tendenza a ricadere nelle
vicinanze del punto di emissione) e polvere “fine”
e “ultrafine”, non visibile,
con caratteristiche di aerosol e dunque diffusività elevata
e grande capacità
di essere respirata e di penetrare nell’apparato
respiratorio. Si è rapidamente
compreso che molte delle convinzioni valide per il articolato
grossolano
(quello che si vede ad occhio nudo) non valgono per le polveri fini; il
PM10
presenta grande omogeneità spaziale, non ricade al suolo in
presenza di pioggia
a mano che non sia molto intensa, ha una forte dipendenza dalle
condizioni
meteorologiche che possono portare a notevoli picchi giornalieri. Ci si
è
trovati perciò a governare un inquinante diventato molto
rapidamente
l’inquinante guida di questi anni, avendone da un lato una
conoscenza
scientifica incompleta, e dall’altro un comportamento
osservato decisamente
nuovo. Ciò ha comportato, e tuttora comporta,
difficoltà comunicative verso gli
enti, per indirizzare le azioni di risanamento, e verso i cittadini per
far
cogliere le differenze con il più tradizionale particolato
totale sospeso.
(tratto da
“Tutta l’aria del 2006”
Provincia e Comune di Bologna - 2007)
PM2,5
Analogamente
al PM10, il PM 2,5 è costituito da polveri con diametro
equivalente inferiore a
2,5 micron (2,5 millesimi di millimetro). Si tratta perciò
di materiale
estremamente piccolo e leggero, che si muove come un gas. La miscela di
aria e
particolato così
fine costituisce
l’aerosol atmosferico, con caratteristiche di grande
diffusività nello spazio,
in grado di trasportare queste sostanze anche molto lontano dal luogo
di
origine e di rendere le concentrazioni estremamente omogenee. Questa
frazione
del articolato entra in gioco anche nelle reazioni secondarie, da cui
trae una
quota importante delle concentrazioni misurate. Il PM 2,5 viene
generato dai
processi di combustione, dalle abrasioni (freni, pneumatici, asfalto),
dal
sollevamento o risollevamento di polvere o terra, dalla frantumazione
di particolato
di granulometria maggiore, dalle reazioni secondarie in atmosfera. Il
materiale particolato (PM 10 e PM 2,5) viene generato dai processi di
combustione e anche da sorgenti naturali, e in seguito subisce numerose
trasformazioni in aria che portano ad aumentare di molto le
concentrazioni
misurate. Queste trasformazioni sono note come “formazione
secondaria”, e vi
contribuiscono anche altri inquinanti tra cui ossidi di azoto e
composti
organici, oltre alle condizioni meteorologiche (temperatura,
umidità, grado di
insolazione). I processi di formazione secondaria possono fare
aumentare anche
di 2 o 3 volte la concentrazione in aria. Oggi non esiste
ancora un limite
normativo per le concentrazioni di PM 2,5. La proposta attualmente allo
studio
della Commissione Europea prevede un limite a regime (dal 2015) di 20
µg/m3.
(tratto da
“Tutta l’aria del 2006”
Provincia e Comune di Bologna - 2007)
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